La continuità aziendale all'indomani della pandemia Covid-19
6 maggio 2020

di Andrea Porcaro, Studio Porcaro Commercialisti & Avvocati
La sospensione, ovvero la contrazione dell’operatività delle imprese per fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid-19 avrà un impatto negativo sulla continuità aziendale, destinato a permanere anche successivamente.
Gli effetti riguarderanno sia le “aziende in bonis” che, potrebbero entrare in crisi proprio in conseguenza delle misure di contenimento dell’emergenza, sia quelle che avevano già intrapreso un percorso di risanamento prima dell’avvento della pandemia.
Il Legislatore in questi mesi ha dovuto contemperare la necessità di salvaguardia della salute nazionale, onde evitare il collasso del SSN, con quella di sostenere le imprese colpite dal lockdown, mediante l’adozione di misure urgenti per fronteggiare l’ulteriore emergenza che il periodo di chiusura forzata sta facendo affiorare, ovvero la crisi del comparto aziendale nazionale. Per supportare la ripartenza, soddisfacendo le esigenze di liquidità immediata, sono state introdotte una serie di misure, con l’adozione, da ultimo del D.L.8 aprile 2020, n. 23, dalla sospensione del pagamento delle rate di mutuo, dei canoni di leasing e dei prestiti non rateizzati, alle semplificazioni per l’erogazione di nuovi finanziamenti mediante la concessione di garanzie pubbliche, dalla moratoria straordinaria per le micro-piccole e medie imprese, alle agevolazioni in materia di ammortizzatori sociali, fino ad un alleggerimento del carico fiscale.
Sono state, poi, introdotte specifiche misure per gestire il tema della crisi di impresa in questa peculiare fase, con il differimento dell’entrata in vigore del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza di cui al D.Lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, al primo settembre 2021, sul presupposto che, l’introduzione del sistema delle c.d. misure di allerta, per l’emersione anticipata della crisi, che rappresenta la novità più rilevante del Codice, potrebbe mettere in pericolo la continuità aziendale in tale fase di difficoltà, anche a danno di imprese sane, che attraversano una crisi temporanea legata alla pandemia in atto. E’ stato introdotto l’esonero temporaneo, sino al 31 dicembre 2020, dall’obbligo di assumere le iniziative previste dalla legge in caso di perdita/riduzione del capitale sociale; sono state adottate disposizioni temporanee in materia di principi di redazione del bilancio, prevedendo la valutazione delle voci nella prospettiva di continuità se sussistente nell’ultimo esercizio chiuso in data antecedente al 23 febbraio 2020 .
E’ prevista l’esclusione della postergazione dei finanziamenti effettuati dai soci a favore della società dalla data di entrata in vigore del decreto e sino al 31 dicembre 2020, sono dichiarate improcedibili tutte le istanze di fallimento presentate nel periodo 9 marzo 2020 – 30 giugno 2020 (con eccezione di quelle formulate dal Pubblico Ministero).
L’attuale situazione di emergenza, dicevamo, ha impatti non solo sulle imprese in bonis all’inizio della pandemia, ma anche su quelle che avevano già intrapreso un percorso di risanamento, o che prima della crisi si trovavano in una situazione di difficoltà. In un contesto di restructuring l’accesso ai rifinanziamenti garantiti dallo Stato dovrà essere assistito necessariamente da piani attestati ex art. 67 l.f., ovvero da accordi ex art. 182-bis l.f., al fine di godere delle tutela previste dalla norma.
Tali disposizioni dovrebbero consentire agli amministratori ed agli organi di controllo di svolgere con serenità l’attività di ristrutturazione.
Ma la scelta e l’efficacia delle misure introdotte dal Legislatore è subordinata ad un’attenta analisi dell’impatto che l’emergenza COVID – 19 è in grado di produrre sulla propria impresa, al fine di sfruttare al meglio la legislazione emergenziale e gli strumenti di soluzione della crisi vigenti, dunque, di limitare l’incidenza degli effetti dannosi, e di evitare che questa divenga definitiva.
L’esplosione della crisi determinata dall’epidemia da Covid- 19 deve imporre una riflessione circa gli strumenti a disposizione degli imprenditori per fronteggiare la crisi delle proprie aziende, messe a dura prova da un prolungato blocco delle attività imposto dalla normativa emergenziale e dal prevedibile calo dei consumi e della domanda.
In tale straordinaria situazione, assolutamente inimmaginabile sino ad un paio di mesi fa, la continuità aziendale viene messa a dura prova. Il Legislatore sta adottando provvedimenti significativi di sostegno alle imprese per contrastare gli effetti dell’epidemia da Covid-19 ma l’efficacia di tali strumenti ed il ritorno ad una situazione di equilibrio non è allo stato prevedibile. Il ricorso alle facilitazioni creditizie, se da un lato appare fondamentale in una situazione di emergenza per garantire immediata liquidità per la ripartenza, dall’altro impone una riflessione sull’incremento dell’indebitamento che ne conseguirà, dunque, sulla prospettiva di dover avviare un percorso di ristrutturazione in maniera tempestiva, anche attraverso l’adozione degli strumenti esistenti (quali piani di risanamento attestati ex art. 67 l.f., o addirittura accordi di ristrutturazione del debito o procedure concorsuali).
Uno dei principali rischi per le aziende è proprio quello di concentrarsi sulle esigenze finanziarie immediate per far fronte alla riapertura senza, tuttavia, un’attenta pianificazione del business, con il rischio che il ricorso indiscriminato al credito privilegiato, in una situazione di incertezza, possa compromettere nel medio termine la continuità aziendale.
Pertanto, una sfida fondamentale per la ripartenza, è la formulazione di un attento piano industriale volto a verificare la capacita di produrre fatturato e generare flussi di cassa idonei a fare fronte al fabbisogno finanziario. Nella predisposizione di business plan le imprese dovranno considerare che il contesto macroeconomico e settoriale in cui si troveranno ad operare sarà necessariamente mutato rispetto a quello ante-lockdown, con differenti sfide ed opportunità. Si rende, dunque, fondamentale una riorganizzazione delle proprie strutture, una revisione delle strategie programmate, o addirittura un “ripensamento” del business. Molte realtà dovranno rinunciare a rilevanti quote di fatturato che, per effetto del calo della domanda (anche a causa della crisi di molti operatori) non potranno essere recuperate, quantomeno non nel breve periodo. Occorrerà, inoltre, valutare l’impatto che la situazione di crisi avrà sull’export, dunque, sui risultati economico – finanziari delle imprese internazionalizzate.
In un contesto di emergenza, che potrebbe durare a lungo, per le aziende potrebbe essere opportuno creare un centro decisionale, una sorta di “Comitato Crisi”, per affrontare l’imprevedibilità della situazione, facendo leva sulle risorse chiave interne, magari con l’interfaccia di consulenti esterni.
Tale Comitato potrebbe realizzare una valutazione dei rischi in diversi scenari; effettuare un’analisi «what if» a cascata, esaminando le principali variabili; adottare come metodo decisionale quello che predilige buone decisioni in tempi rapidi, basate su dati.
La reale portata dell’incidenza di tale periodo sulla vita delle imprese sarà percepibile solo all’indomani del lockdown quando si riavvieranno le attività. In tale situazione diventa indispensabile per le aziende preparare un piano di azione, una sorta di ripartenza post bellica. Con il supporto di consulenti interni o esterni esperti in riorganizzazioni aziendali, si dovranno individuare le strategie da implementare immediatamente per continuare ad operare in uno scenario differente rispetto a quello esistente a gennaio, quali la focalizzazione su nicchie di mercato maggiormente redditizie, la diversificazione del business, la penetrazione in nuovi mercati. Contestualmente, occorrerà adeguare la propria struttura organizzativa, al fine di migliorare i margini, incrementare la flessibilità per rispondere prontamente alle variazioni del contesto, e, soprattutto, effettuare un’oculata programmazione finanziaria per monitorare la sostenibilità dell’indebitamento, non solo nel breve, ma anche nel medio – lungo termine anticipando l’emersione di situazioni di crisi non transitorie da gestire con il ricorso agli strumenti appropriati.